di Sabino Labia, delegato Fistel CISL

Ancora un incidente mortale multiplo sul lavoro. È accaduto a Casteldaccia in provincia di Palermo. Cinque i morti. Una sesta persona è in gravi condizioni. Il più anziano aveva 71 anni, il più giovane 28. La causa, esalazioni da solfuro di idrogeno durante un intervento di spurgo di una cisterna.
“Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse, anche una sola, è inaccettabile”.
Sono le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione del Primo Maggio, Festa dei lavoratori.
Quelle del Capo dello Stato non sono certo parole di circostanza in un giorno di festa. Tre giorni prima, domenica 28 aprile, si è celebrata proprio la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
A distanza di ventuno anni dalla sua istituzione, per volontà dell’Organizzazione internazionale del lavoro, in Italia purtroppo si continua ancora a morire nei luoghi di lavoro.
Vengono definite morti bianche perché quasi sempre non c’è il responsabile diretto dell’incidente fatale.
Ogni volta che si registra una morte bianca, che va ad aggiornare la triste statistica, i termini sui media, tradizionali e non, si sprecano: tragedia, strage, guerra. Trascorsi pochi giorni dall’evento, tutto torna come prima e le morti bianche finiscono nel dimenticatoio fino alla tragedia successiva.
Così è stato il 9 aprile nella centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese, dove un’esplosione ha ucciso sette persone. Oppure il 16 febbraio scorso quando il crollo di una trave in un cantiere a Firenze ha provocato la morte di cinque operai.
Tra i più drammatici incidenti mortali plurimi del 2023, quello avvenuto ad agosto a Brandizzo (Torino), dove cinque addetti alla manutenzione
dei binari della ferrovia erano stati travolti da un treno in corsa. Le morti plurime sono quelle che fanno notizia per la gravità del fatto. Ma, ci sono anche quelle di cui nessuno parla perché, cinicamente, il morto è uno solo.
Secondo le cifre dell’Inail, in Italia muoiono sul lavoro in media più di tre persone al giorno. Una enormità.
Poi ci sono gli stranieri che costituiscono il problema nel problema. Da gennaio a dicembre 2023 sono stati 155 su 799. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani.
La motivazione principale consiste nel fatto che, di solito, i lavoratori provenienti dall’estero sono occupati in settori maggiormente soggetti a pericoli, come l’edilizia e l’agricoltura. Chi lavora nei campi o nella costruzione di edifici spesso e volentieri è manodopera non specializzata, a cui il datore di lavoro non offre una corretta formazione all’infortunistica oltre che gli strumenti necessari alla prevenzione. Un’ingiustizia spesso provocata dalla condizione giuridica dei lavoratori. Spesso infatti chi è impiegato in questi settori non è provvisto di permesso di soggiorno o vive sulla propria pelle la condizione di irregolare nel territorio italiano. Una condizione che lo espone a ricatti da parte del datore di lavoro, aggravata dalla difficoltà legata alla comprensione della lingua e dei diritti professionali.
Fortunatamente, qualcosa è migliorato negli ultimi anni. Nel 2022 i morti sul lavoro sono scesi del 9,3% rispetto al decennio passato, del 10,9% rispetto a quello ancora prima e del 30,7% rispetto a 30 anni fa. Ma non è ancora stato fatto abbastanza.
Bisogna, soprattutto, continuare nella battaglia per il rispetto delle leggi vigenti.
La disciplina in materia di sicurezza sul lavoro nel nostro Paese c’è ed è esaustiva. Purtroppo non è applicata come si dovrebbe. Bisogna continuare a investire in un’adeguata e diffusa formazione dei lavoratori e, anche, dei datori di lavoro; senza dimenticare il valore deterrente di ispezioni e sanzioni. Non si possono considerare salute e sicurezza sul lavoro dei costi, bensì un investimento.
In tutto questo, è di fondamentale importanza il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, in breve RLS, una figura già delineata dall’art.9 della legge 300/70 e definita per Legge dal Decreto Legislativo 81 del 2008. Eletto dai colleghi, ha il compito di tutelare proprio la salute e la sicurezza. Oltre alle aziende ci sono i luoghi del mondo dello spettacolo come possono essere i palchi dei concerti. È inutile negare che si tratta di situazioni dove il pericolo è sempre in agguato e, allo stesso tempo, sottovalutato. Decine di imprese presenti (anche straniere), tempi di realizzazione ristretti, l’uso di apparecchiature di sollevamento, sono solo alcuni dei fattori che possono contribuire a rendere pericoloso il luogo di lavoro. Nel 2011 uno studente lavoratore di vent’anni rimase vittima durante la realizzazione del palco per un concerto di Jovanotti a Trieste. Una decina furono i feriti, di cui uno grave.
La vigilanza preventiva può essere decisiva per rendere sicuro qualsiasi luogo di lavoro.
Non bisogna mai dimenticare che dietro ogni lavoratore caduto nel corso dell’adempimento del proprio dovere, c’è una vita, una famiglia, un sogno da realizzare.
Come ha detto il segretario generale della CISL, Luigi Sbarra: “Di lavoro si deve vivere, non morire”.